E siamo a Torino.
L'anno scorso il rientro era stato spostato in avanti di ben una settimana, con tanto amaro in bocca e tanta amarezza covata a lungo, lo ammetto.
Quest'anno si rientra la sera stessa della fine "extralarge" dell'Evento, e con tutt'altro spirito in corpo, ringraziando chi di dovere.
È andata molto bene (ovviamente non per il portafogli).
E noi andiamo per punti!
SI' VIAGGIARE
È inutile e non ci voglio girare inutilmente attorno: è stato brutto per tutti. Brutto viaggiare allungando di 200km il tracciato, brutto viaggiare verso Bologna con la consapevolezza che ci incolonniamo come fomichine perché la natura s'è incazzata e s'è portata dietro dieci anime pie, vomitando ettari di fango sulle perle di un territorio aspro e scontroso ma verde e stupendo, dal mare agli olivi. Insomma, io viaggiavo doppiamente col magone, tra un tir che salta la corsia e un rallentamento ormai nei pressi di Firenze. Te la fanno annusare e non te la danno, insomma.
In compenso il rientro è stato perfetto, tanto da farti chiedere se hai toccato la velocità di curvatura o quel paio d'ore complessivo Lucca-Torino fosse veramente strano rispetto alle sei ore, quasi sette, dell'andata.
Agli autovelox l'ardua sentenza!
APRIRE, DOLCE DORMIRE
Correggendo il più noto e sgrammaticato detto popolare, la casa era meravigliosa. Siccome a voi non ve ne frega nulla, né vi frega quanto poco abbiamo speso dividendo solo in tre persone (o magari sì, quindi stavolta state sotto voi a rosicare!) salto al punto successivo.
TELEPASS
Ha funzionato; poco importa il casino dei braccialetti che poi non erano stati spediti a casa dei richiedenti, o delle magagne sul cambio di posizione di alcune biglietterie: ha funzionato! Cinque giorni di fiera, zero minuti sprecati in coda per ritirare un maledetto braccialettino. Non mi ha toccato direttamente la cosa, quest'anno, ma vi garantisco che è andata così: dentro... fuori, braccialettati. A parità di luogo, l'anno scorso ho visto il calvario, ma con più pioggia. Proprio tanta pioggia, tanta...
Insomma, viva i capannelli di solo ritiro braccialetti.
LET THE SUNSHINE IN
Mi spiace per Frezz che lo scorso anno aveva una bomba di locandina solare, allegra, luminosa, vivace... Ma quest'anno Lucca ha veramente sfatato la leggenda nefasta che la avvolge, ossia di un allineamento planetario infausto che vorrebbe pioggia a catinelle almeno un giorno, se non tutti, della Manifestazione. Quest'anno nulla, con buona pace del mio collo a lupetto, del mio maglione e delle due felpe: i cosplayer mezzi nudi non avevano pelle d'oca e giravi con le maniche arrotolate. Correvi il rischio di abbronzarti, quindi dovevi esser svelto a correre al riparo da tutti quegli inaspettati raggi UV!
STANDING ON THE SHOULDERS OF GIANTS
Lucca punta a confermare il suo primato (155'000 presenze!), con una certa e giusta "prepotenza" (con il parallelo in ambito cinematografico, essere docili come il TFF ha il solo risultato di farti incu**re con la ghiaia da quell'abominio schiacciasassi del Roma Film Festival) sul panorama fieristico d'ambito fumettistico a livello nazionale. L'offerta è vastissima e veramente ricca, che mira a sparare più in alto rispetto al già ottimo scorso anno; la piccola "rivalità" in parentela tra l'area Games e l'area Comics frutta, nel senso che la corsa al fotofinish tra le due anime pulsanti della kermesse riempie gli spazi con ottimi ospiti, ottime mostre, grandi incontri e veramente belle occasioni per vedere qualcosa di valevole, valido, virtuoso e visivamente vivace.
Se non l'avete capito: c'era anche David Lloyd, di V for Vendetta.
Cheee ci conduce al passo successivo, ossia...
DEDICACES
Qui ci facciamo i fatti nostri, invece.
Partiamo in alto a sinistra: Baru
Il mio primo impatto con Baru è stato nel 2007, dato che un mio caro amico ha avuto l'ottima idea di passarmi Autoroute du Soleil, in un'edizione, diciamocelo, migliore e più ampia e generosa rispetto alla attuale e risicatina della Cocconino.
Comunque, siamo stati ben contenti di acquistare l'integrale de Gli Anni dello Sputnik, finalmente potrò leggerlo e, nel frattempo, ammutolire davanti all'acquerellino che ci ha voluto regalare. Ringraziandoci, come i veri signori fanno, facendo finta di non portare sulla schiena un enorme fardello di successi e maestria che si compie nella Presidenza del Festival del Fumetto di Angoulème. Che è come dire gli Oscar, lo Strega, Venezia e il Pulitzer tutti assieme, su una vetta d'oltralpe.
Al suo fianco un Autore: Craig Thompson
Io Blankets non l'ho ancora letto. Non l'ho ancora letto perché sono fermo sulla decina di pagine di un volume che ne ha una marea e che è raccontato bene, benissimo e con uno stile graffiante, essenziale e assolutamente adatto alla storia che racconta. Ma quella storia vuole dedizione e impegno perché è dura, a tratti sgradevole, difficile ancor più perché autobiografica in larghissima parte, se non tutta. Una storia che esige un tributo, che ancora non sono riuscito a pagarle. Ma presto lo farò.
Scendendo sulla sinistra incontriamo la novità: il Michael Kane Studio.
L'MKS (qui sopra nella persona di Fuso) ha sfornato un libercolo assurdo e quindi, giustamente, mi prendo qualche minuto per parlarne. L'opera si chiama FUCKland. Ora, ogni volta che dite opera dovete sghignazzare, ogni volta che dite volume dovete sputare e ogni volta che parlate di autori dovete ruttare; non perché sia brutto, FUCKland, anzi, ma perché è talmente caciarone e volutamente over the top, dai dialoghi all'idea, che non dovete reagire con modi convenzionali.
FUCKland, di Dell'Edera, Dell'Otto, Fuso, Pontrelli e Simeoni ha una prefazione di Azzarello che in pratica dice: "sono bravi, sono cazzari, si chiama FUCKland ed è una roba assurda... Compralo!" E l'ho comprato, col risultato di leggere un qualcosa che sta tra i trailer prima di Grindhouse (da cui è emerso con goduriosa viulenza Machete, bisogna ricordarlo) e l'intro di un videogioco ipercinetico da cui potrebbe uscire tanta roba ottima.
Un buon esperimento d'autoproduzione, che puoi fare solo se hai cinque nomi come quelli detti sopra. Perché sì, perché è così. Perché FUCKland ti fa spendere bene sette euro perché è perlopiù ben disegnato, ben raccontato (anche se non tutti i microcapitoli lo sono, bisogna ammetterlo) e così fuori di testa che alla fine dici "boh, sì, va bene lo accetto!". Uno va bene, due non so. Ma siccome le teste pensanti lì dentro sono belle forti, se due sarà non sarà una cosa scontata. Vedremo... Intanto, se vi capita, buttatevi nelle acque fetide di FUCKland.
Ma c'è anche chi suda sui campi da Basket: Simone Campisano.
Con Simone ho passato il Workshop lucchese di fumetto (di cui parleremo in un'altra occasione, a breve) dello scorso dicembre - gennaio.
Prima aveva intrapreso il volo con Albatros, un bel racconto a fumetti personale, delicato, riflessivo. Ora si è messo in testa di salvare il basket. Mica cazzi.
Insomma, Hood Boys vol.1 è una storia nera fatta di sudore, afro e circuiti elettronici, in un futuro dove la NNBA (New NBA) ha sostituito la vecchia e ha rimpiazzato i giocatori di basket con "droni" telecomandati a distanza: risultato "più spettacolare" e maggiori incassi. Ma il basket è un'altra roba, quella vera, e così l'ultimo Grande del basket made in USA, Rasheed, prende un manipolo di guerriglieri del canestro e decide di imbarcarsi in un'impresa più grande di lui: affossare la NNBA e mostrare al mondo il vero basket, ormai fuorilegge per imposizione del vil denaro.
Ambizioso ma ben raccontato, con ritmo, azione, con una storia ben salda che fa appassionare e lascia trapelare tutto l'amore di Simone per il basket e tutto l'astio per la spettacolarizzazione del momento (non parlategli di Bryant...). Se il fumetto giovane deve crescere e spaccare il culo, come il basket vero deve farlo ai robot, acquistatevi il primo numero, ché del secondo le matite, mi dicono, sono già pronte.
Scendiamo ancora a trovare Don Maitz (che la ragazza allo stand ha chiamato Don MATIZ...)
A sinistra, nella mostra a lui dedicata, l'originale. |
Ora, raccoglimento.
JUANJO GUARNIDO & JUAN CANALES
Io non dico altro. Se conoscete la saga di Blacksad, se avete visto la bella (ma piccola) mostra a lui dedicata quest'anno, se avete un po', almeno, presente di chi sto parlando non serve che aggiunga altro.
Io lo adoro Guarnido. Ma tanto. E pure Canales, lo sceneggiatore, certo. Ma Guarnido...
Non c'è Tanigucio che tenga (scusate ma le cose van dette!)
CODA (ovvero, le ultime cose che van dette, per ora)
Non sarà l'unico post su Lucca 2011, ma per oggi ho detto abbastanza.
Chiudo solo dicendo che il tempo e la serata trascorsa con Frezzato è stata grande. È sempre il solito, e va bene così. Ma è bello vedere che torna sempre il sereno.
Un po' come a Lucca, in fondo.
Questo me lo son perso...
RispondiEliminaChe recensione professional!
però, mettermi vicino a tutti quei mostri non è mica giusto eh!